Due anni prima di riuscire a mettere nero su bianco. Due anni per scrivere il mio primo post. Il perché è molto semplice, tutto è già stato scritto, tutto è già stato detto su tutti gli argomenti possibili e immaginabili, non parliamo poi del tema del mio blog, il cibo in tutte le sue declinazioni. Si parla così tanto di cibo, cucina, ricette, chef, che a volte vien meno la voglia di sedersi a tavola. Tutti aprono bocca, tutti pontificano su come si possa preparare al meglio un piatto piuttosto che un altro e c’è sempre chi ne sa più di te chi ti aggredisce e ti insulta solo perché hai espresso il tuo pensiero, perché hai osato dire la tua, insomma io non mi ritrovo in questa globalità culinaria.
Mi piace però pensare che la rete accolga anche chi di cucina abbia voglia di parlare sottovoce, raccontando storie, incontri, sensazioni che, a volte diventano ricette e a volte, invece, rimangono sospese in attesa di prendere forma. Ed è proprio da ciò che rimane sospeso che intendo iniziare, una ricetta non finita, un piatto cui manca l’ingrediente speciale, ma non per questo è da buttar via. L’imperfezione che dona l’eccellenza, un concetto ancora duro da digerire, ma che sta prendendo piede, soprattutto in campo alimentare con l’aumento dei consumi di prodotti a filiera corta provenienti da coltivazioni biologiche. E qui posso tornare a parlare del web positivo, quello che offre un’opportunità in più, è il caso di zolle.it.
Zolle è una realtà che opera a Roma avvalendosi di aziende presenti sul territorio regionale. La formula adottata, lascia agli agricoltori la scelta di consegnare i prodotti in base alla stagionalità, garantendo sempre freschezza e qualità. Nella sezione “cosa”, del sito http://www.zolle.it, si legge, “Zolle nasce dal piacere di mangiare cibi buoni e sani, dei quali si possono conoscere i produttori e i metodi di produzione. Nasce perché crediamo che il cibo buono debba essere quello che mangiamo tutti i giorni”.
Difficile per me resistere e, così, da circa un anno faccio la spesa solo da loro, preferendo la formula ritiro della spesa nello spaccio a quella più pratica del servizio a domicilio, ma solo perché mi piace moltissimo il contatto con i prodotti del mercato, mi piace guardare, chiacchierare con i produttori, scoprire quel qualcosa in più che magari era sfuggito dall’ordine che comunque mi arriva puntualmente ogni settimana via mail. In pochi semplici gesti, controllo la lista, scelgo tra prodotti dell’orto, carni, formaggi, pasta fresca e pane, compilo il modulo, lo invio e il sabato, tra le 9.00 e le 20.00, vado a ritirare la mia scatola pronta con tutta la tua spesa, certa di ciò che ho acquistato, aggiungendo ogni volta qualcosa che scopro nello spaccio.
Questa settimana, neanche a dirlo mi sono fatta catturare dalla bellezza delle prime zucche nane, piccole, ma saporite, ideali per le ricette di inizio autunno di cui vi parlerò prossimamente e da un formaggetto fresco prodotto nel Lazio, il Casolino, una piacevolissima scoperta. Chi abita a Roma può provare ciò che ho raccontato, per tutti gli altri, niente paura, in tutta Italia esistono realtà analoghe che offrono la possibilità di un approccio più sano e più consapevole al cibo.
…complimenti, non è facile trovare in giro umiltà unità a competenza. Ti seguirò con molto piacere.
complimenti per questo primo post. Finalmente qualcosa di innovativo sul web. Leggendoti mi sono resa conto di quanto il tuo modo di scrivere, diretto, piacevole e spontaneo, sia uno strumento prezioso per questo “diario di bordo” culinario.
Interessantissima la dritta di Zolle. Viene subito voglia di provarlo.
Al prossimo post 😉
Anche io sono convinta che a volte dall’imperfezione possono nascere le cose più vere e interessanti. Spero di leggere presto nuovi post.
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Sarà che non ne possiamo più di questi superchef pluristellati che imperversano in ogni dove, ma trovo stuzzicante il tono “minore” che usi per parlare di tavola e di cucina. L’understatement nel piatto, ci voleva proprio.
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