Adesso in Tv si parla di mare, di come e se riaprire e scorrono le immagini dell’Ultima Spiaggia di Capalbio. La memoria corre all’estate 2018, era giugno, anniversario di matrimonio. Tutto appare infinitamente lontano in questo tempo sospeso e anche i ricordi assumono un significato diverso, nuovo. La Maremma toscana è da sempre nel mio cuore, ma Capalbio era ancora una meta inesplorata.
Dopo un’attenta ricerca troviamo una country house perfetta per noi, La Capalbiola. Posizione lontana dalla confusione, nella tranquillità della campagna, ma ad un passo dal mare, tanto vicino da poterlo quasi toccare dalla finestra. Non avevo mai passeggiato sulla spiaggia in quel tratto di Toscana, ma è stato subito amore, fanè quanto basta, scapigliata e senza mai perdere l’allure glamour, unica nel suo genere. L’aspetto selvaggio e la riservatezza sono gli aspetti che ho maggiormente apprezzato, per raggiungere il mare, viottoli immersi nel verde tra profumi di erbe aromatiche, lavanda e rosmarino, fiori, coloratissime farfalle e altri piccoli animali, un tocco bucolico, ma di classe, che al mattino mette di buon umore.
Unica nota meno interessante è proprio il mare, bello, ma nulla di spettacolare in confronto alle acque del Cilento a cui sono abituata. A dire il vero questo viaggio non è nato dal desiderio di bagnarmi in acque maremmane, bensì da quello di poter vedere da vicino il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle. Un vero bosco incantato di cui avevo sempre sentito parlare e che per anni ho soltanto sognato. La creatrice di questa meraviglia è un’artista che ha dedicato la vita alla natura e a questo luogo. Trattenere l’emozione varcando il cancello del Giardino, è stato impossibile. Mi sembrava di profanare un luogo sacro, piano piano, dal sentiero, si sono palesate ai miei occhi le gigantesche figure colorate, frutto di un lungo lavoro. Ogni volta che passavo su quel tratto di Aurelia, da cui in lontananza si intravedono le macchine luccicanti del Giardino, pensavo a quando sarei riuscita ad entrarvi, ed ora ero lì, felice e un po’ smarrita. Per tutto il tempo non ho fatto altro che chiedermi come fosse stato possibile riuscire a realizzare tanta bellezza. E’ stato davvero affascinante scoprire l’amore che l’autrice aveva per la Toscana per quel bosco e per tutte le persone che l’hanno aiutata a realizzare il suo sogno.
“Un posto che faccia gioire gli occhi e il cuore”, così ha scritto Nike de Saint Phalle alla fine di una lunga spiegazione posta all’ingresso del Giardino. I tarocchi giganti, la lettura esoterica che si presta a varie interpretazioni sono davvero un toccasana per gli occhi e per il cuore. E’ stato bellissimo perdersi tra quelle immense figure, la Temperanza, Adamo e Eva, il Mondo, l’Eremita, l’Oracolo, la Morte, il Diavolo e l’Impiccato. Mi sono sentita immediatamente catapultata in una realtà altra, fatta giochi di specchi, grandi madri, diavoli, gatti, ponti e casette che spuntano coloratissime tra gli alberi. Una natura selvaggia ma mai ostile, mi avvolge e mi coccola e mi aiuta nel percorso. I riferimenti a Gaudì sono evidenti e voluti, ma in quel bosco c’è molto di più, c’è l’amore per la vita c’è la passione, il rispetto per la natura e per la gente. Un inno alla vita e a quello che potrebbe esserci dopo.
Nel Giardino del Tarocchi mi sono sentita a mio agio come in pochissimi altri posti, forse perché a costruirlo è stata una donna. Una passeggiata che è stata anche interiore e che porterò sempre con me. Mentre lentamente i luccichii del bosco incantato si allontanano da me, riordino i pensieri, torno sulla terra per spendere qualche parola sull’aspetto gourmet di questo pezzetto di Toscana.
Ho gustato i piatti tipici della tradizione locale, il peposo dell’Impruneta e le pappardelle al ragù di lepre in un locale storico nel borgo antico di Capalbio, i taglieri di salumi e formaggi in un’antichissima vineria di Monte Merano, gli spaghetti con le alici fresche e la rana pescatrice letteralmente sulla spiaggia in uno degli stabilimenti più esclusivi dell’Argentario. Questo viaggio rappresenta per me un altro piccolo gioiello da custodire gelosamente nella memoria.