Cucinare per i parenti è un rischio, sempre e comunque. Partendo da questa grande verità, ho accettato, evidentemente in un momento di poca lucidità, di preparare il pranzo per la zia e per le sue amiche. Non parlo di adorabili vecchiette che si accontentano di un brodino, ma di eleganti signore uscite dal set di un film di Altman dei bei tempi o, meglio ancora, molto vicine, una in particolare, alla divina Meryl Streep de “Il Diavolo veste Prada”. Belle da fare invidia, con i segni del tempo che dona loro quel certo non so che fatto di fascino e voglia di glamour che fa tenerezza e che mi riporta indietro nel tempo.
Lei, la zia, un po’ Raffa (Carrà), un po’ Stefanie Forrester e un po’ Grimilde (strega di Biancaneve), mi convoca per organizzare il pranzo deciso per ricambiare gli inviti ricevuti nei mesi scorsi. La scelta del menù è complessa, nulla di ciò che propongo le va a genio e allora inizio ad interrogarmi, perché vuole mettermi dietro ai fornelli se non le piace nulla? Cerco di svincolarmi, ma lei niente, insiste, allora cerco di trovare il lato positivo della storia, cucinare mi diverte e mi rilassa e farlo per lei potrebbe essere terapeutico, una prova come un’altra e così vado avanti. Per l’occasione chiedo il supporto di un’amica (Antonella l’Intollerante) con la quale sto lavorando a vari progetti gastronomici.
Dopo mille prove e cambiamenti, arriviamo al menù definitivo. Piccoli rustici al formaggio e prosciutto cotto per l’aperitivo, orzo perlato con pomodorini e menta fresca, polpettine alle verdure curry e zenzero in salse colorate, insalatina estiva, gelato al limone. Menù leggero, adatto alle signore che hanno fatto onore a tutte le portate sfatando il luogo comune che concede alle donne solo di spizzicare. Le mie signore non hanno lasciato nulla, tra una chiacchiera e l’altra, tra un pettegolezzo e un ricordo, hanno buttato giù allegramente rustici, prosecco, orzo, polpette, insalate e salse e gelato come fossero state delle adolescenti in gita scolastica. Una bella soddisfazione non c’è che dire. Questo piccolo successo familiare mi ha fatto risalire nella graduatoria del gradimento della zia e soprattutto mi ha resa più sicura delle mie capacità, mi fido del giudizio delle signore e soprattutto mi fido dei piatti vuoti, quelli non mentono mai.
E così, mentre loro erano prese in discorsi evanescenti ma divertenti, in punta dei piedi me le sono lasciate alle spalle, sentendomi felice, felice di aver contribuito a rendere il loro incontro più gustoso.
Grande Ale la tua cucina è sempre un successo, non avresti bisogno nemmeno della lavastoviglie visto come puliamo i piatti….. 🙂
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