Sono qui, come tutti noi a casa da domenica 8 marzo. Va bene ci sta, è giusto e se serve ci rimarrò ancora, ma mi manca il mare, il mio mare, mi manca Casal Velino Marina. E’ un’assenza che ogni giorno si fa più pesante e non solo per il senso di libertà o per la limpidezza delle sue acque. Mi manca perché il mio mare è un insieme di cose e persone senza le quali non riesco a respirare.
La mia casa, il suo odore, quello tipico delle case al mare appena le riapri dopo l’inverno, che a me ricorda i pupazzetti del presepe di quando ero piccola. Il mio giardino, che profuma di lavanda, basilico, origano e rosmarino e che si colora di rose e ibiscus ed è motivo di colorite discussioni con mio marito su come gestirlo. Le pietre del cortile che hanno più della mia età e che qualcuno vorrebbe che venissero sbiancate, orrore.
Quelle pietre si portano dentro le cadute di noi bambini, i primi giri in bicicletta con tre ruote e sono testimoni mute delle serate sui dondoli con gli amici e delle merende, delle partite a Risiko, le liti con i fratelli, le amiche, gli amori. Mi manca il Lungomare, il muretto, le lunghe passeggiate, il vento, ospite fisso che rende il mio luogo del cuore, la Marina del Vento. E finalmente, attraversando la strada arrivo al mare, una spiaggia che non trova pace, maltrattata, occupata, ma sempre magnifica.
Se chiudo gli occhi riesco a vedere il sole che si riflette sull’acqua e sento il profumo dell’aria salata e il rumore delle onde che si infrangono sulla battigia e questa immagine mi rilassa e mi allarga il cuore, credo che il mare sia l’essenza della vita. Mi mancano moltissimo i profumi delle cucine cilentane, le alici ‘mbuttunate e gli spaghetti all’astice di Rostit, gli antipasti e le grigliate di Street Stritt, la pezzogna di Mamma Angelina, le graffe della Piazzetta, lo yogurt della Yogurteria e il sorriso di Maria quando entro nella sua pescheria.
Mi mancano perché dietro a queste specialità ci sono persone meravigliose che le hanno preparate e che per me sono famiglia. Credo sia la sensazione più bella del mondo trovarsi in un luogo e sentirsi sempre a casa in ogni angolo. Mi manca Rossella che mi dice sorridendo quando entro “ecco il paradiso all’improvviso” alludendo al mio cognome e commenta i miei cappelli mentre mi fa assaggiare i suoi rustici appena sfornati e mi incarta il pane ancora caldo.
E vorrei essere lì adesso per potermi sedere a contemplare il mare, sorseggiando un aperitivo piede in sabbia, alla Spiaggetta, al porto, gustando le migliori polpette di melanzane e alici. E proprio le polpette mi riportano alla mente un altro posto nel quale vorrei poter ritornare al più presto, Suscettibile a Pioppi.
Una terrazza in alto con una vista sul mare che crea l’illusione di essere sospesi sull’acqua e dove gustare il meglio della cucina cilentana in chiave contemporanea. Non ci sono parole per descrivere l’emozione di una serata di metà giugno cenando avvolti dalla luce di un tardivo tramonto. Ecco, la luce, nel Cilento è magnifica, ti culla e ti colora, rende unico ogni piccolo momento.
Cara ale leggendo il tuo post mi sono commossa…. perché sai bene che il luogo che hai così meravigliosamente descritto fa parte anche dei miei ricordi più belli legati alla mia infanzia e alla mia adolescenza che da sempre abbiamo condiviso e che continuiamo a condividere ancora oggi. Brava come sempre.
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